Abitavo già fuori casa da anni quando Kaba ha iniziato a vivere con i miei genitori, in casa nostra. Ci siamo conosciuti per Skype, la prima sera che è arrivato, ma io abitavo da tempo fuori casa.
La mia camera è diventata la sua. Una novità, certo, ma l’idea che qualcuno usasse lo spazio fra quelle quattro pareti di casa mia per riposare, studiare, ascoltare musica, come facevo io qualche anno fa, non mi dispiaceva affatto.
In questi due anni, i giorni passati assieme a lui non sono stati molti ma finalmente nel 2017 sono riuscita a fare una vacanza con la mia famiglia e lì tutto è cambiato. Per me prima di allora Kaba era un ragazzo che era stato costretto a scappare dal suo paese, che aveva visto e vissuto atrocità che non possiamo immaginare, come tantissimi profughi. Ma stando con lui ho subito scoperto che è un ragazzo come me, a cui piacciono le stesse cose di noi giovani italiani, come pescare e andare in kayak, uscire con gli amici e andare in discoteca.
Della sua vita in Africa cominciavo a scoprire tanti aspetti che faticavo a immaginare, ma piano piano ho capito che Kaba era soprattutto il futuro e non tanto il suo passato.
E noi a mettere loro etichette che poco hanno a che fare con la loro esistenza: “rifugiati”, “profughi”, “extra-comunitari”: strappiamo le persone dalla loro storia e individualità, gli rubiamo una volta di più la loro dignità di persone e la loro umanità.
Da quando Kaba ha fatto della mia casa la sua casa per me non è più un “profugo” ma un fratello a cui voglio bene e che è parte della mia famiglia.
Se facessero questa esperienza semplice e profonda tante persone che sembrano nemici degli stranieri e di ogni persona diversa da loro, sono sicura che cambierebbero idea.
Come me direbbero con stupore “Refugee Welcome!” (che è il nome della Associazione che ci segue).
Insomma, se dal passato di Kaba sono incuriosita e conquistata, del suo futuro preoccupata come una sorella per suo fratello. Ma è soprattutto il presente di Kaba che mi dà una incredibile felicità!
Giulia
Grazie Giulia e grazie Kaba perché ci date forza e speranza. In questi giorni bui in cui il decreto sicurezza decreta la chiusura verso gli altri, mi confronto con i miei amici pensavo fossero aperti e accoglienti …. invece scopro dire : una cosa buona ha fatto Salvini , non potevamo farli entrare tutti. SGOMENTO. Ho reagito dicendo : chi siamo noi per decidere chi fare vivere e chi fare morire? E poi la terra è di tutti mon è proprietà nostra eclusiva…. ma sento che purtroppo non siamo sulla stessa barca, noi affondiamo loro si elevano a giudici. RESISTIAMO E RACCONTIAMO LE STORIE COME QUESTA. Giorgio
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